Capitolo 3 – Brusco risveglio

Si ritorna a giocare in casa e il prossimo match è con il Rochdale che è 50 punti un punto solo in meno di noi, la zona playoff è ancora lontana 8 punti ma con 10 partite e 30 punti disponibili tutto è possibile. Purtroppo a metà settimana si infortuna anche Wilcox e quindi si apre un posto come centrale difensivo… Rimetto Akhmedov o Hope? Vada per l’armeno.

Al 7mo siamo già sotto Roberts non è perfetto nell’occasione. Il possesso palla è principalmente degli avversari e gli attaccanti non stanno vendendo una palla (voto 4 e 5) opto quindi per provare a saltare il centrocampo. Tolgo i calci di punizione a D’Auria e provo a passarli  Harsley. Al 37mo è proprio Harsley a soffiare il pallone a Farrell e siglare il pareggio ma per l’arbitro l’attaccante ha compiuto un’irregolarità ed annulla. Al 42mo il Rochedale segna ancora ma anche stavolta l’arbitro annulla per fuorigioco. La prima azione decente parte dai piedi di D’Auria ma Ormondroyd calcia debolmente. Finisce il primo tempo in cui abbiamo fatto poco. Nella ripresa provo ad utilizzare i passaggi di prima per vedere se riusciamo ad arrivare più vicino alla porta.

Tabellino

Al 55′ il Rochdale si rintana in 5-3-2 da contropiede. Devo osare di più, sposto in avanti Walker in mezzo al campo e avanzo leggermente i laterali. Al 68′ becco il secondo goal. Ok a questo punto gioco tutte le carte che ho: tolgo Walker e metto Forrester e gioco con un 4-3-1-2 molto offensivo. Al 74′ accorciamo le distanze, proprio con Forrester: proviamoci! Non succede più nulla finisce 1-2, sconfitta meritata. La sensazione è che il Rochedale sia più forte purtroppo e finiamo a -11 day playoffs… Game Over…

La partita successiva è in traferta contro l’Exeter terzo in classifica. Proibitivo? Al 38% il possesso provo con la palla lunga. AL 25mo andiamo sotto dopo una corta respinta di Roberts. Al 27mo Walker viene espulso per fallo da ultimo uomo e praticamente finisce la nostra partita e così le velleità di accedere ai playoffs. Finisce 5-0

Capitolo 2 – 3 di fila

Dopo aver ripreso la guida dello Scunthorpe mi preparo al secondo match in trasferta contro il Doncaster e forte del motto “squadra che vince non si cambia” parto con gli stessi undici. Il primo tempo scorre via con un paio di buone occasioni ma il problema è che non centriamo mai la porta. Alla mezzora si veglia Harsley che prima corregge in porta una corta ribattuta del portiere e poi con un’azione personale un minuto dopo sfiora il raddoppio. Il Doncaster cambia entrambi gli sterni ma la musica non cambia e sul finire del tempo Ormondroyd approffitta di un liscio e raddoppia. Il Doncaster però riapre immediatamente la gara in avvio di ripresa, la partita sembra comunque in controllo e Harsley ha un paio di conclusioni importanti. Al 79′ Robinson salva ancora su Pemberton ed è miracoloso al 85′ sugli sviluppi di un calcio d’angolo.

Tabellino finale

Alla fine portiamo a casa i 3 punti ma il migliore in campo è il portiere Robinson. Bene anche D’Auria (voto 8) posizionato dietro le punte. Guadagnamo un altro post in classifica a 8 punti dal Colchester 7th e ultimo della zona PlayOff. La prossima gara è contro lo Swansea 19mo a 9 punti da noi.

Classifica dopo la 35ma

Dato che due gare le abbiamo vinte guardo un po’ l’organico e decido di provare qualche alternativa: il laterale difensivo che ho il sinistro che ho O’Shea è in prestito e Akhmedov un Armeno comprato a Gennaio per fare il centrale deludendo nelle prime partite potrebbe essere una buona alternativa. Purtroppo però in allenamento si rompe McAurey il laterale destro e quindi preferisco non cambiare troppo. Tengo O’Shea a sinistra e metto Neal a destra dove a inizio anno aveva fatto bene prima di infortunarsi.

La partita comincia bene: al 12′ Harsley imbeccato da D’Auria ci porta in vantaggio. Partita spigolosa e piena di falli, al 28′ lo Swansea reclama un rigore ma l’arbitro lascia correre. Nel secondo tempo non accade praticamente nulla fino al 60′ dove di sono un paio di occasioni per parte. I calcio d’angoli non portano mai a nulla: li tolgo a D’Auria provo a farli tirare a Sertoni prima e Neal poi ma niente. Al 71′ Sertoni tocca la palla di mano in aerea e questa colta ci sono rigore ed ammonizione e soprattutto il pareggio. Dovrei provare a cambiare qualcosa, ma sinceramente non ho molte carte. Tolgo quindi un Ormondroyd in ombra e metto Forrester e faccio tirare gli angoli a O’Shea. Al 89′ la svolta, O’Shea calcia uno strano calcio d’angolo sul quale Staton combina la frittata che ci dà il gol del successo.

Giorno 19 – La solitudine

Papa Francesco in una Piazza San Pietro Deserta

I giorni sono tutti uguali in quarantena, ringraziando il cielo io lavoro in Smart Working ovviamente e quindi almeno la giornata è cadenzata da riunioni ed attività che mi tengono lontano dalla fatica di dover riempire tante ore all’interno delle stesse mura. Nella parte di Milano dove vivo fuori è tutto molto tranquillo: poche macchine, poca gente, poco tutto… La tentazione di sentirsi assopiti e di farsi assalire da apatia o peggio dal panico dei numeri che continuano a riportare un ecatombe di morti (anche oggi più di 900) è davvero grande. Siamo soli ed indifesi. I social network semplicemente mitigano questa situazione mescolando sciocchezze, affettuosità, notizie in un turbine che porta a continui sbalzi di umore ed entusiasmo. E’ così che scorgo il messaggio di mia madre che mi dice “Guarda che alle 18 il Papa darà la benedizione”. Ah già… Il Papa. Chissà perchè in questi momenti la fede non è più solo un refuso del passato, una vecchia appendice che tutti rimuoviamo ma, più che mai diviene speranza.

Benedizione Urbi et Orbi

Alle 18 sono davanti al televisore, non guardo il consueto bollettino giornaliero della protezione civile e semplicemente mi metto in attesa. Lo spettacolo che si presenta è davvero colmo di dramma il Papa affronta un sagrato completamente vuoto e chi ci è stato da bene quanto enorme sia Piazza San Pietro, specie quando è vuota. E’ lui, ma siamo noi, soli e minuscoli. C’è poca speranza, e molta sottomissione, a testimoniare che si, siamo alla frutta. Il commentatore dice che è la prima volta che l’indulgenzia plenaria viene impartita a tutti quelli che semplicemente la desiderino senza nessuna delle solite regole la accompagnano. Un altro segno della totale unicità e drammaticità dei giorni che stiamo vivendo. Qualcosa di epocale, senza dubbio.

CM 97/98 – Capitolo 1 – Scuntorpe Restart

Grazie al COVid-19 ho avuto il tempo di recuperare una vecchia partita di Championship Manager 97/98. Ho assunto la guida dello Scunthorpe ad inizio stagione e dopo un inizio promettente mi sono imbarcato in una serie di cambi di organico che hanno reso la situazione difficile e mi hanno fatto mollare il colpo. Ieri ho così avuto modo di analizzare un pochino meglio la situazione: 4 sconfitte di fila negli ultimi 4 match con 3 goal all’attivo e 13 al passivo, decisamente troppi. Per questa ragione ho cominciato ad analizzare la situazione a partire dal centrocampo per proteggere un po’ meglio la difesa. Walker sembrava servire al mio caso con un valore di Posizione 20 e Tackling 16 come vertice basso del rombo dei centrocampisti con una mezzapunta sul verti opposto. Non ho toccato molto altro…

Undici iniziali

Gli avversari sono quelli del Rotherham, non un granchè, sotto di due punti rispetto la nostra posizione. Fortunatamente il match comincia bene per noi e Ormondroyd segna subito due goal nei primi 5 minuti. Non succede molto altro nel primo tempo. Nella seconda metà di gioco cambia tutto quando il Rotherham passa ad un 4-3-3. Da questo momento prendiamo il controllo della partita cominciamo a martellare la porta avversaria con il portiere avversario a fare la parte del leone.

Statistiche

Più in generale guardando alla performance del team non è stato certo un test probante ma certamente un minestrina calda che può essere un buon corroborante per la nostra situazione. Il prossimo match è sul campo del Doncaster penutilmo in classifica potrà confermare o meno se siamo sulla strada giusta.

Tabellini finali

Io sono Tempesta

So che in queste giornate di quarantena e chiusura avete molto tempo e quindi potreste investirlo magari per qualche buon film. Dato che, anche io lo sto facendo vorrei caldamente sconsigliarvi “Io sono tempesta”. Un titolo che evoca qualcosa di enfatico, la tempesta, così che uno si attenda chi sa cosa: chi può auto-nominarsi tempesta? Beh… anzitutto Tempesta è il cognome del personaggio, o almeno questo è quello che ho inteso io e possiamo tranquillamente dirci che tutto finisce lì. Non mi soffermo sulla trama, abbastanza banale, a tratti sconclusionata e decisamente poco incisiva, quello che stupisce è la qualità degli attori dove, tolti Germano e Giallini gli altri sembrano presi dalla strada. Un vero coacervo di personaggi rabberciati, stereotipati alla peggio e privi della benché minima profondità. Dicevamo di Tempesta, il personaggio principale quello che dovrebbe muovere tutto, ebbene anch’esso rimane molto sulla carta: non dà mai l’impressione di prendere vita. La sua solitudine, tema a mio avviso cardine del film e le sue ragioni non sono sviscerate ne metabolizzate nello svolgimento ma, rimangono una delle tante parti scollate che non danno mai una visione d’insieme, al punto che il finale dove questi nodi dovrebbero sciogliersi è un vero e proprio nulla di fatto che lascia basiti. Un film davvero brutto e vuoto a cui non dedicare l’ora e quaranta che chiede.

Giorno 13 – The show must to go on

Qualche riflessione giunti al 13mo giorno di quarantena. La situazione, sembra essere tutto tranne che chiara. Si comincia vedere un certo nervosismo serpeggiare nei social ed in generale tra la gente. Ieri sera Conte ha annunciato un intervento in diretta Facebook ed alcuni minuti di ritardo hanno generato un diffuso senso di panico e caos. La cosa che colpisce è che questa crisi “la più importante dal dopo guerra” è passata come un carro-armato su quello che per la mia generazione è stato un capo saldo praticamente inattaccabile: lo spettacolo deve continuare. Qualsia cosa accadesse la macchina non si fermava mai o se lo faceva, era per un lasso di tempo breve, a volte brevissimo e soprattutto quasi mai tutto e tutti assieme. Guerra del Golfo, 11 settembre, La morte di Giovanni Paolo II, Terremoti, catastrofi varie (anche nucleari) niente prima di oggi era riuscito come questo microscopico essere a fermare la macchina lanciata a mille su cui viaggiamo. Ed uno dei più grossi paradossi è proprio quello: che ha fermare tutto non sia stata qualche guerra mondiale, qualche arma atomica ma, qualcosa di infinitamente piccolo ed infinitamente semplice al cospetto nostro e delle tecnologie che maneggiamo giornalmente.

E se tutto ciò lo prendessimo come un successo, come una prova per renderci conto che la macchina sofisticata ma non certo perfetta che abbiamo progettato, si possa fermare. Che non siamo schiavi della nostra creazione, che possiamo scegliere anche di spegnerla se occorre? Magari per poco tempo, ogni tanto, progettandola con anticipo e segnandocela sul calendario. Un momento per tutti e se deve essere per tutti potrebbe voler dire che quel giorno non si possa fare nulla: niente ristoranti, autobus, treni, aerei, lavoro, shopping, montagna, mare, calcio, basket, F1… esattamente come in questi giorni… Tranne che per una cosa. Stare insieme, in quel giorno si potrebbe e dovrebbe stare insieme ma stare insieme solo per il piacere di farlo, senza una fine specifico. Perchè in questa segregazione forzata che ormai viviamo da settimane forse ci siamo resi conto che non sono le cose da cui facciamo fatica a stare staccati. Sono le persone, chi vogliamo bene. Questa piaga epocale qualche insegnamento ce lo lascerà e certo questo me lo tengo stretto, perchè quando tutto tornerà alla normalità e si dirà “è ma non si può fermare tutto” ci sarà il ricordo di questi giorni a dirci che invece è tutta una questione di volerlo, di mettere prima di tutto un bene comune che, si spera in altre situazioni possa essere individuato in qualcosa di diverso dalla salute pubblica. Una speranza e quasi una certezza. Basta volerlo.

Beren Blog 3.0

No, non è un refuso questo è davvero il Beren Blog 3.0. Ecco, però evitiamo di pensare a nuove tecnologie o ad una nuova generazione tecnologica. E’ semplicemente la terza volta che riparto con lo stesso blog. Trito e ritrito? Può darsi, avendo perso la gran parte dei post precedenti non è nemmeno detto che riporti alla luce i post di 10 anni fa. Percui, come ad ogni ripartenza limitiamoci a tenere un basso livello e provare a scrivere del presente. Il passato è passato, come si dice… Non è mia intenzione al momento perderci tempo.

3.0 si diceva, pronti si parte…