Un anno da papà

Buon Compleanno EDO

E’ già trascorso un anno, potrei dire volato in maniera più che letterale, da quando lo scorso anno, il 23 Aprile, Edo è entrato nelle nostre vite cambiandole radicalmente. Non voglio perdermi troppo in analisi su come era il prima e sul cosa sia cambiato poi: mi era ben chiaro che un cambiamento simile avrebbe stravolto tutto. E’ più facile raccontare le notti insonni (ben poche a dire il vero), i pannolini, le pappe, i pianti (anche questi pochissimi) … è molto più complesso invece descrivere ciò che di bello ci sta dietro e che, purtroppo devo essere retorico, solo chi ha realmente provato può capire fino infondo.

Non si è mai pronti per fare il genitore, almeno con i primo figlio, e si deve fare un grande sforzo per accettare i propri limiti e conviverci facendo sempre del proprio meglio senza però farne una ragione di frustrazione. Ricorderò sempre la sensazione strana e anche un po’ preoccupata di non essere più in due in casa ma, di avere un altro esserino con noi che respirava la nostra stessa aria e che dipendeva in tutto e pertutto dalle nostre attenzioni così come dalle nostre mancanze. In certi momenti può essere davvero paralizzante il timore di non fare la cosa giusta, di semplicemente essere inadeguato ma questa può essere la sensazione di un momento non certo uno stato finale. Ho riscoperto in questi mesi che cosa sia l’istinto: un qualcosa che la nostra società evoluta cerca scientemente di governare e incanalare in comportamenti che siano accettabili dal vivere comune e dal comune buon senso. L’irrazionalità che sta dietro all’istinto nelle persone adulte è inevitabilemente relegata ad alcune aree molto ben circoscritte. La presenza di un neonato azzera quasi completamente queste barriere anche perchè: vai a spiegargliele… E’ questo apre davvero un orizzonte completamente diverso, ti porta a doverti mettere in gioco completamente, non solo il tuo tempo libero ma in tutti gli aspetti della vita quotidiana. E’ una riscoperta straniante ma assolutamente affascianante. Osservare mentre tuo figlio smangiucchia un biscotto senza farsi prendere dal panico ogni volta che sembra sul punto di vomitarlo o strangolarsi richiede tanto istinto, tanta serenità, che spesso non sono così semplici da concepire.

Ma torniamo al lato migliore: quanto è bello tenere tuo figlio in braccio? Quanto è bello tenergli la manina mentre prova ad alzarsi oppure quando indica qualcosa di non meglio identificabile? Quanto riempie il cuore il suo sorriso sdentato e quello sguardo candido? Spesso alla sera si è stanchi e si riesce a malapena a trascinarsi verso il letto e vederlo andare a mille tra un pupazzo, una pallina o una macchinina è in un certo senso rigenerante. Avere un bambino, specie per chi non è giovanissimo come me, ti fa guardare al futuro con speranza, con gioia, con attesa, con stupore. Ti allunga la vita accorciandoti le giornate. E’ un miracolo, nel vero e proprio senso del termine.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *